in occasione del RICH MAC 2001
GIORNATA  di STUDIO
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L'analisi delle Acque 
Le norme e le linee guida che regolano il campionamento, le analisi chimiche on line, la validazione del dato analitico 
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"Le norme e modalità del campionamento delle acque - 
Il gruppo di lavoro UNICHIM"

Dr. Roberto Farina - ENEA - Bologna      membro commissioni UNICHIM

La fase di campionamento è di estrema importanza al fine del risultato analitico, ed il suo peso è ben superiore a quello che normalmente gli viene attribuito.
La bibliografia è sufficientemente ricca, soprattutto quella di questi ultimi anni, di prove di tipo comparativo, dove la fase del campionamento è l’unica variabile del processo analitico e nonostante questo i risultati presentano una grande variabilità, spiegabile solo con la poca cura dell'operazione di prelievo del campione, in altre parole la qualità di questa fase del processo analitico è normalmente estremamente bassa.
Pur ben sapendo questo, spesso i laboratori continuano a dare poca importanza a questa fase. A loro parziale discolpa c'è da osservare che il campionamento potrebbe rilevarsi, in certi casi, la fase più costosa dell’analisi. Questi costi sono legati al fatto che ogni campionamento richiede uno studio specifico caso per caso, al fine di progettare un corretto piano di campionamento, la disponibilità di un’attrezzatura particolare, il cui acquisto non sempre trova lo spazio per un’adeguata remunerazione nell’ambito dell’economia del laboratorio, e l’impegno di personale che per lunghi periodi di tempo resta “improduttivo”.
Inoltre il personale che dovrà eseguire il campionamento, anche se non specializzato, dovrà essere adeguatamente preparato, e conoscere la strumentazione messa a disposizione in modo da far fronte alle problematiche impreviste che si possono presentare in campo. Tutto questo fa si che i costi di questa fase possano levitare in maniera considerevole, andando poi ad aggiungersi ai costi della fase di misura vera e propria.
Per questo motivo, spesso, i laboratori preferiscono non interessarsi a questa fase.
Anche il diffondersi delle procedure per il controllo di qualità non ha influenzato molto questa tendenza in quanto, anche a causa della necessità di stabilire procedure standard che bisogna mettere in atto, e della crescita di documentazione che i sistemi di certificazione di qualità richiedono, queste sono attuate solo dalla fase di accettazione del campione al laboratorio.
Questo tipo di comportamento lascia alla catena analitica una variabilità che oramai non è più ammissibile.
Fortunatamente però si sta sempre più prendendo coscienza di questa situazione, e anche il campionamento tende ad essere inserito in un servizio analitico che si potrebbe definire totale, che parte dal momento del prelievo per arrivare fino alla consegna del risultato finale.
Chi ha maggiori difficoltà ad accettare un’operatività di questo tipo sono quei laboratori che per loro natura non effettuano analisi di routine, ma si trovano ad operare continuamente in situazioni nuove, dove le procedure e i piani di campionamento debbono essere continuamente rivisti.
Un parziale aiuto, nel settore delle acque, alla soluzione dei problemi di campionamento è dato dal sempre maggiore diffondersi di campionatori automatici, i quali riescono a svolgere un lavoro che altrimenti sarebbe improponibile. D’altra parte bisogna tenere sempre presente che, anche se negli ultimi anni, grazie allo sviluppo dell’elettronica e delle tecnologie di miniaturizzazione, i campionatori automatici sono diventati degli strumenti analitici a tutti gli effetti, in quanto sono in grado non solo di raccogliere i campioni in maniera “intelligente” secondo logiche preimpostate dall’utente e legate anche ad eventi casuali, ma sono in grado, opportunamente accessoriati di effettuare alcune semplici misure. D’altra parte non è pensabile poterli utilizzare in tutte le situazioni e per tutti gli analiti; quindi ognuno dovrà conoscere la propria macchina, il sito in cui andrà ad operare e le analisi che dovrà effettuare sui campioni raccolti, al fine di minimizzare gli errori; in altre parole dovrà sviluppare un piano di campionamento adeguato al fine che si propone.

A questa situazione si va poi a sovrapporre un mercato dei campionatori automatici che presenta soluzioni tecnologiche che partono da presupposti diversi non sempre finalizzati all'ottenimento di un campione rappresentativo, ma spesso più interessato ad ottiche di economicità di gestione, e manutenzione.
Le norme attualmente in essere, che in questa nota sono intese non solo come quell'insieme di regole emesse dagli enti normatori in senso stretto (UNI, ISO, ecc.), ma anche leggi, regolamenti, indicazioni, imposizioni che da qualche anno stanno proliferando nel territorio nazionale, non danno indicazioni particolarmente utili ai fini pratici nella scelta di un campionatore automatico.
Fino ad oggi il campionamento automatico è sempre stato trattato in letteratura come una parte poco importante della fase di campionamento, tant'è che le due pubblicazioni italiane più autorevoli, il "Manuale per il campionamento delle acque di scarico" Unichim (attualmente in revisione), e il quaderno 100 "Metodi analitici delle acque" IRSA-CNR dedicano a questa tecnica di campionamento solo poche righe limitandosi in pratica a ricordare che esiste, ma non dando alcuna informazione utile sia alla scelta del campionatore che alla procedura di campionamento.
La situazione non è molto diversa se andiamo a vedere la situazione in campo internazionale.

L' ISO (International Organization for Standadization) ha prodotto la norma ISO 5667 (attualmente anch’essa in revisione in alcune parti) Water Sampling che tratta i vari aspetti del processo di campionamento per le acque, ma che solo nel paragrafo 4.2.2 della parte 10, tratta di quali debbono essere le caratteristiche essenziali di un campionatore automatico per le acque di scarico.
Anche l'EPA (Environmental Protection Agency) più volte si è interessata del problema del campionamento automatico delle acque effettuando prove di tipo comparativo tra vari tipi di campionatori presenti sul mercato americano; la più recente pubblicazione è del 1996 (Environmental Investigations Standard Operating Procedures and Quality AssuranceManual), dove nella sezione 9 vengono date indicazioni, per altro leggermente diverse da quelle delle norme ISO, rispetto alle caratteristiche del campionatore automatico e in appendice vengono indicate una serie di procedure per garantire la qualità del campionamento.
Nel 2000 anche l'ASTM (American Society Testing and Materials) ha prodotto una guida per il campionamento delle acque di scarico con campionatori automatici dove però molto spesso sono citate le pubblicazioni EPA e alle quali si rimanda per approfondimenti.
In Italia la legge 319/76 stabiliva che i controlli sugli scarichi di acque reflue urbane o industriali fosse effettuato mediante campionamenti medi per un tempo minimo di tre ore per gli scarichi di tabella C e con campionamenti istantanei o medi su tempi variabili per gli scarichi di tabella A.
Con la promulgazione del decreto legislativo n. 152/99 e sue succesive correzioni e intergrazioni. l'interesse per i campionatori automatici è notevolmente aumentato


In questo decreto non si fa menzione all'utilizzo di campionatori automatici, però l'allegato 5 stabilisce che, per il controllo della conformità dei limiti di scarico per gli impianti di trattamento di acque reflue urbane in corpi d'acqua superficiali o sul suolo debbano essere fatti dei campioni medi ponderati nell'arco delle 24 ore. Lo stesso decreto stabilisce inoltre, per la stessa categoria di scarichi, un controllo a monte dell'impianto al fine di poter calcolare gli abbattimenti dello stesso.
Per gli scarichi di acque reflue industriali lo stesso decreto stabilisce che il campionamento dello scarico debba essere effettuato come campione medio nell'arco delle tre ore, lasciando però all'autorità preposta al controllo la possibilità di campionare anche su tempi diversi, più lunghi o più brevi, motivandone in verbale il perché.
Queste indicazioni hanno, di fatto, spinto i gestori di impianti di trattamento acque e le autorità preposte al controllo a dotarsi di campionatori automatici adatti allo scopo.


Ma quali sono i campionatori adatti a questo scopo? E quali sono le metodiche da adottarsi per il campionamento.
Nel caso di un campionamento di acque reflue urbane la legge richiede il controllo di pochi parametri e cioè BOD, COD, solidi totali azoto totale, fosforo totale, e solo nel caso in cui siano presenti anche reflui industriali dovranno essere controllati anche tutti gli altri parametri presenti in tabella 3 dell'allegato 5, o della tabella 4 nel caso di scarichi sul suolo.
Un parametro che anch’esso non viene menzionato, ma che deve essere rilevato per rispettare i dettami di legge è la portata dello scarico, in quanto solo così si può effettuare il campione medio ponderato.
Il campione medio ponderato può essere raccolto secondo due di principi. Con il primo si raccoglie un'aliquota costante di campione dopo il passaggio di una quantità nota di effluente. In questo caso il campione ha sempre un volume costante però potrebbe essere difficile determinare il numero di campioni nel caso di scarichi che presentano portate molto variabili (piccoli centri urbani, giornate piovose con fogne non separate). Nel secondo caso il campione viene raccolto a tempi prestabiliti (ad esempio ogni ora), allo scadere del tempo viene effettuato un campione con un volume variabile in funzione della quantità di effluente passato durante l'unità di tempo. Questo tipo di campionamento può essere efficace nel caso in cui si facciano dei campioni compositi direttamente in campo, però ha l'inconveniente di rendere di difficile valutazione il volume di campione che si andrà a raccogliere.


Una terza possibilità è quella di effettuare il campionamento solo in base al tempo, raccogliendo volumi costanti di campione ed acquisendo separatamente l’andamento della portata. In laboratorio, successivamente, si potrà procedere generando un campione medio composito ponderato, mescolando le diverse aliquote raccolte in funzione del peso che aveva la portata in quel momento: In questo modo si ha un campione medio ponderato e analizzando un solo campione si ottiene il valore medio del periodo. Un'ultima possibilità, che comporta il massimo onere di lavoro, consiste nell'effettuare le analisi di tutti i campioni raccolti e successivamente, al tavolino, si calcolano le medie ponderate.
Non si può stabilire, a priori, quale sia il metodo di lavoro migliore in quanto ognuno di questi presenta vantaggi e svantaggio dal punto di vista analitico ed operativo.
Va in ogni caso tenuto conto che i campioni raccolti devono avere un volume minimo di almeno 100 ml, che permette di garantire un errore accettabile (minore del 5%) nel volume di campione raccolto, e comunque la quantità di campione raccolto deve permettere di effettuare tutte le analisi richieste
Va osservato che in letteratura vengono proposti anche altri metodi di campionamento proporzionale i quali pero non sono in grado di garantire una sufficiente rappresentatività di tutti i campioni nell'arco della giornata.
Nel caso di campionamenti di acque reflue industriali invece il decreto stabilisce solo che il campione deve essere medio. Questo significa che non è necessario il controllo della portata anche se è da ritenersi in ogni caso auspicabile. Inoltre il periodo di campionamento indicato dalla legge è sufficientemente breve per permettere anche un campionamento di tipo manuale.
Bisogna tener presente però che questi scarichi debbono rispettare dei limiti di concentrazione delle sostanze inquinanti indicati dalla tabella 3 dell'allegato 5 del decreto e pertanto potrebbe rendersi necessario in taluni casi l'effettuazione di campioni istantanei. In questo caso nuovamente può tornare utile al fine del controllo l'utilizzo di un campionatore automatico in quanto, soprattutto quando lo scarico inquinante può essere associato a variazioni di tipo fisico misurabili (temperatura, pH, ORP) il campionatore, opportunamente attrezzato, può mettersi in funzione al verificarsi dell'evento prestabilito facilitando così il compito di prelievo di campioni legati ad eventi occasionali.


Da quanto su esposto ne deriva che l'utilizzo di campionatori automatici è estremamente utile nella fase di controllo e di autocontrollo degli scarichi delle acque. Perché il campionamento possa avvenire in maniera corretta bisogna tenere presente che debbono essere rispettate delle caratteristiche essenziali del campionatore e della procedura di campionamento.
In particolare bisogna tenere presente che tutta la fase di campionamento e conservazione del campione deve avvenire in modo che gli analiti ricercati non subiscano variazioni di concentrazione rispetto alla corrente di refluo che si sta campionando. Questo lo si ottiene utilizzando materiali compatibili con gli analiti stessi, evitando che la fase di prelievo determini una filtrazione o sedimentazione dei composti ricercati, e quindi i diametri di tutta la linea di prelievo e le velocità di aspirazione dovranno essere adeguati, a questo proposito la norma ISO 5776 indica in 9 mm il diametro e in 0.5 m s-1, mentre l'EPA dà parametri leggermente diversi. I recipienti di raccolta dovranno essere anche loro di materiale compatibile con l'analita ricercato, e quando necessario contenere una soluzione conservante secondo quanto indicato dalle procedure analitiche in essere nel laboratorio.
La conservazione a bassa temperatura è sicuramente un altro fattore che favorisce la conservazione degli analiti bisogna tenere presente però che in certe situazioni particolari la temperatura potrebbe scendere ben al disotto dello zero favorendo la congelazione dei campioni raccolti. Questo non è un vantaggio in quanto il congelamento comporta variazioni nello stato fisico di alcune sostanze presenti nel campione e quindi ne varia il risultato analitico. Pertanto bisogna tener presente, nel caso in cui ci si trovi in questa situazione che è bene pensare a campionatori termostatati piuttosto che solamente refrigerati.
Questa pratica è sicuramente facilmente praticabile in installazioni di tipo fisso, dove la disponibilità di energia elettrica non è un fattore limitante. Sicuramente invece presenta qualche problema la conservazione, anche per tempi relativamente brevi (24-48 ore), dei campioni in campionatori portatili. Per loro natura questi campionatori debbono essere piccoli e leggeri, quasi sempre la loro collocazione avviene in punti dove l'accesso alla rete elettrica è impossibile o difficoltoso. In questi casi, per brevi periodi di tempo, l'utilizzo di ghiaccio, eventualmente addizionato di sale, all'interno del campionatore può surrogare alla mancanza di un sistema di refrigerazione attivo. In questo caso il controllo di temperature troppo basse non è praticabile.
In ogni caso la presenza di una sonda che rilevi la temperatura della zona di conservazione del campione e che conservi il dato è sicuramente un accessorio auspicabile in ogni campionatore.
Al fine di semplificare la gestione dei campioni raccolti ed avere sempre campioni freschi a disposizione del laboratorio, da più parti si utilizzano campionatori refrigerati o meglio termostatati, autopulenti e autosvuotanti. Questi campionatori risultano avere sempre i recipienti pieni di campione, tranne quello in uso. In questo caso il recipiente viene svuotato dal vecchio campione, subisce un processo di risciacquo con il refluo stesso, e quindi viene nuovamente riempito. Questo tipo di campionatori si stanno diffondendo molto in quanto riducono l'impegno di personale, però presentano anche l'inconveniente di favorire la cross contamination del campione. Anche la conservazione del campione non è totalmente garantita in quanto anche se la bassa temperatura può aiutala, parametri banali come BOD o COD, ma non solo questi, possono subire variazioni considerevoli a causa della biomassa presente nel refluo o delle stesse condizioni ambientali.


Bisogna far presente che, per quanto un campionatore possa aiutare l’analista nel suo lavoro, con nessun campionatore automatico è possibile effettuare campionamenti per la rilevazione di parametri microbiologici, in quanto non è possibile garantire la sterilità del campione e la conservazione delle popolazioni microbiche nei rapporti presenti nel refluo in esame. Anche parametri fisici, come la temperatura, e chimici quali pH, ossigeno disciolto, ORP, non possono essere campionati con questa tecnica in quanto questi subiscono variazioni considerevoli in brevissimo tempo durante al fase di conservazione. Per i parametri chimico fisici però i campionatori possono essere dotati di sonde multiparametriche che permettono di acquisire direttamente la misura e conservarla in un apposito data base posto sul campionatore.
Al fine di effettuare un buon campionamento di estrema importanza è il posizionamento della sonda di prelievo. Questa deve essere posta in una zona di massima turbolenza della corrente che andiamo a campionare, al fine i favorire il rimescolo delle varie componenti presenti nel refluo e rendere fin dall'inizio omogeneo il campione. Quando questo non si verifica naturalmente in nessuno dei punti di possibile campionamento si può indurre artificialmente ponendo un ostacolo adeguatamente sagomato nella corrente di refluo da campionare, e badando che questo non provochi cessioni o adsorbimenti indesiderati.
Un aspetto che spesso non viene adeguatamente considerato è la pulizia dei campionatori e delle linee di prelievo. In particolare nei campionatori fissi, vista la minore manualità che richiedono, bisogna controllare con frequenza le linee di adduzione del campione e sostituirle con frequenza. La frequenza con cui eseguire queste operazioni può essere determinata solo sperimentalmente utilizzando un bianco di lavaggio. Si tratta di un campione sintetico privo degli analiti di interesse e prelevato con l'apparecchiatura di campionamento, nel quale si andranno a determinare i parametri che sono oggetto dell’indagine. In particolare per i campionatori autosvuotanti è bene procedere ad un ricambio almeno settimanale dei recipienti di conservazione del campione e ad un loro adeguato lavaggio in laboratorio.
Nel caso invece dei campionatori portatili è di estrema importanza effettuare una serie di campioni che permettono di controllare la qualità di tutte le operazioni effettuate.
In particolare oltre al già citato bianco di lavaggio sarebbe consigliabile effettuare due bianchi di campo, cioè campioni privi dell'analita di interesse, preparati direttamente sul campo e trattati, per quanto possibile, nella stessa identica maniera del campione. Ciò significa, in particolare, sottoposti agli stessi pretrattamenti, quali filtrazione, centrifugazione, etc., nonché maneggiati, conservati e trasportati nello stesso identico modo. Nel caso del campionamento delle acque si utilizzano campioni di acqua deionizzata o distillata. L’uso di una carta di controllo per seguire i bianchi di campo può essere un buon sistema per tenere sotto controllo i problemi di contaminazione dei campioni. Questi due campioni vanno eseguiti uno ad inizio campionamento ed una alla fine.


Bianco viaggiante è particolarmente raccomandato da EPA per il controllo qualità del campionamento per la determinazione degli organici volatili. Si tratta di un campione, privo dell’analita di interesse, preparato in laboratorio, trasportato sul luogo di campionamento e quindi riportato in laboratorio intatto ed analizzato insieme ai campioni prelevati.
Dato che il prelievo di sostanze volatili con campionatori automatici richiede apparecchi particolari che impediscono o riducono la perdita di questi composti ed il cui costo è considerevole, questo è un campione di controllo che difficilmente si usa.
Soprattutto nel caso di campioni dei quali non è chiaramente nota la stabilità, è molto utile prevedere un controllo di campo, ossia un campione del quale sia nota la concentrazione degli analiti di interesse, trattato nella stessa identica maniera del campione. Un buon sistema è quello di suddividere in due un unico campione reale ed effettuare ad una delle due porzioni una aggiunta a concentrazione nota. Il recupero dell’analita aggiunto consente di valutare se le condizioni di manipolazione, conservazione e trasporto siano state adeguate e che le eventuali perdite di analita (ad es. per adsorbimento od evaporazione) siano in qualche modo controllate. L’aggiunta dovrebbe essere quantitativamente simile alla concentrazione dell’analita di interesse. In molti casi, non potendo prevedere tale valore, vengono preparati 3 controlli di campo a tre livelli di aggiunta diversi, all’interno del campo di applicazione del metodo.
Un ultimo sistema di controllo della qualità del campionamento sono i duplicati di campo. Il prelievo e l’analisi di campioni in doppio consente la valutazione della variabilità dovuta all’intero procedimento, campionamento compreso. Si tratta di campioni indipendenti prelevati nello stesso punto, il più vicino possibile nel tempo. Sono conservati in contenitori differenti ed analizzati indipendentemente. Forniscono buone indicazioni sulla ripetibilità del processo di campionamento.
In questa nota si è cercato di dare, per quanto in maniera semplice e concisa, un'indicazione di quelli che sono i limiti entro i quali ci si deve muovere per poter effettuare un buon campionamento rispettando sia i parametri di tutte le norme legali e di buona pratica. Risulta evidente che il campionamento automatico, se da un lato semplifica le procedure di tipo operativo dall'altro complica quelle di controllo in quanto solo con dei buoni controlli si può essere in grado di affermare che il campionamento è avvenuto con correttezza.
Come già detto in precedenza oramai molti impianti di trattamento acque si stanno entrando nell’ordine di idee di utilizzare campionatori automatici. Al fine di evitare diatribe successivamente molti gestori hanno chiesto all’ente preposto a dare l’autorizzazione allo scarico quale sia il tipo di campionatore di cui doversi dotare per rispettare i dettami di legge. Quello che sta succedendo in questo momento è che ogni provincia dà proprie indicazioni con il risultato che impianti simili potrebbero doversi dotare di strumentazioni diverse. Sarebbe auspicabile un coordinamento nazionale che omogeneizzi le indicazioni operative semplificando così il lavoro di tutti. 

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 Manuale Unichim
American Society for Testing and Materials, Standard guide for sampling wastewater with automatic samplers, Guide D6538-00, American Society for testing and materials, West Comshohockem, PA, 2000.f
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