Domande e risposte 
sull'utilizzo della strumentazione INSITE per Ossigeno Disciolto

1.) In quale modo viene misurata la concentrazione dell'Ossigeno Disciolto con la tecnica della fluorescenza?

Una specifica energia ad una determinata lunghezza d'onda viene trasmessa su di un composto del rutenio che è immobilizzato su una matrice di gel. Il rutenio assorbe questa energia, modificando il livello di energia emessa dagli elettroni. Gli elettroni quindi subiranno un processo di riduzione ritornando al loro livello di energia iniziale, emettendo come energia residua dei fotoni aventi una specifica lunghezza d'onda. Questa energia è chiamata fluorescenza. Tenendo sotto controllo l'intensità della lunghezza d'onda trasmessa, la quantità di fluorescenza emessa è completamente conosciuta e riproducibile.
Se vi sono molecole di ossigeno presenti, la quantità di fluorescenza viene ridotta in quanto da esse assorbita. Misurando esattamente la quantità di fluorescenza assorbita è possibile determinare con precisione la quantità di ossigeno disciolto presente nel campione acquoso in cui il sensore è immerso.

2.) Da quanto tempo questa tecnologia è conosciuta ed utilizzata ?

La tecnologia della fluorescenza è ben conosciuta essendo stata utilizzata per la determinazione dell'ossigeno disciolto in molti campi tra cui quello dell'ambiente medico per circa vent'anni. Nel corso degli ultimi cinque anni questa tecnologia è stata modificata per renderla idonea all'utilizzo nei bioreattori. L'utilizzo di questa tecnologia nel campo delle acque e del trattamento delle acque di scarico è stata susseguente allo sviluppo di sensori aventi un elevato periodo di funzionamento e costi ridotti, così come riuscire a costruire dei sensori di facile utilizzo e che necessitassero di minima o nessuna manutenzione. I ricercatori della INSITE hanno raggiunto questi obiettivi da alcuni anni ottenendo risultati sorprendenti di affidabilità, durata e nessuna manutenzione del sistema analitico.

3.) Quale è la vita media dei sensori a fluorescenza per l'ossigeno disciolto?

Si presuppone che la vita media dei sensori sia da sette a dieci anni. Durante questo periodo non esiste la necessità di sostituire alcuna parte di consumo, nessuna parte di ricambio, nessun kit di ricarica, nessuna membrana, cartuccia, testa di elettrodo, soluzione chimica, etc.

4.) Ogni quanto tempo occorre calibrare il sensore ?

Si suggerisce di controllare la calibrazione una volta all'anno. Normalmente il sensore deriva meno dell' 1% per anno.

5.) E' possibile calibrare il sensore sul posto?

Si, il sensore può essere facilmente calibrato sul campo, confrontandolo con una dato di riferimento. Il tutto necessita di un tempo medio di circa un minuto per completare l'operazione.

6.) I sensori sono intercambiabili oppure sono dedicati ad ogni singolo analizzatore?

Tutti i sensori della INSITE sono intercambiabili liberamente.Il microprocessore inserito nel sensore è in grado di "dialogare" con il microprocessore dell'analizzatore, autoidentificandosi. In questo modo l'analizzatore è in grado di operare in modo corretto con ogni singolo sensore.

7.) La luce del sole può danneggiare , modificare la risposta, ridurre la vita media del sensore?

No, i sensori a fluorescenza della INSITE non subiscono nessun effetto dalla esposizione, anche a lungo nel tempo, della luce solare. Ciò è diverso di quanto succede ai sensori a (chemi) luminescenza che subiscono una degradazione molto sensibile se esposti alla luce solare, sia diretta, riflessa o indiretta. Questa degradazione è cumulativa nel tempo per cui estraendo i sensori diverse volte anche per effettuare solamente una pulizia della durata di 5 minuti, fa si che il sensore possa essere danneggiato e occorre sostituirlo nell'arco di 6-9 mesi.

8.) Quale è la differenza tra la fluorescenza e la (chemi) luminescenza?

Malgrado i due metodi siano apparentemente similari, essi si differenziano per alcuni motivi principali:
La fluorescenza (utilizzata dalla INSITE) è la misura diretta della reazione immediatamente causata da un materiale in risposta alla eccitazione generata da una sorgente di energia.
La luminescenza è invece la misura del tempo necessario al materiale utilizzato, per ritornare alle condizioni normali dopo che la sorgente dell'eccitazione energetica è stata rimossa. Questo sistema può essere utilizzato per la misura dell'ossigeno disciolto mediante un sistema "ottico" di misura ed occorre il tempo necessario all'eccitazione e sua rimozione.

9.) Quale è la precisione del sistema INSITE a fluorescenza?

L' accuratezza della misura, verificata nel tempo e da diversi sensori installati sul campo è risultata essere di +/- 0.05 ppm

10.) Quale è il flusso minimo che deve avere l'acqua in analisi per effettuare la misura?

A differenza delle celle di misura dell'ossigeno secondo il metodo di Clark ( le più utilizzate e conosciute) i sensori per Ossigeno a fluorescenza NON necessitano della presenza di nessun flusso del campione.
Infatti mentre le celle di Clark consumano l'ossigeno presente, per cui è necessario l'apporto di nuovo ossigeno proveniente da nuovo campione d'acqua in costante movimento, le celle a fluorescenza non consumano nulla e quindi effettuano la misura precisa anche in acqua stagnante.

11.) I sensori a fluorescenza devono essere costantemente bagnati, anche se non in uso?

No,i sensori possono essere periodicamente anche completamente asciutti o non inseriti nel campione, senza alcuna perdita di accuratezza, sensibilità, diminuzione del tempo di risposta o calibrazione. Non necessita di nessun contenitore per mantenerli bagnati se non utilizzati.

12.) In caso di danneggiamenti fisici al sensore, questi possono essere riparati?

Nel caso, molto accidentale e non di routine, in cui la superficie sia danneggiata da abrasioni essi possono essere riparati con costi limitati.

13.) E' possibile utilizzare il sistema di misura dell'Ossigeno Disciolto a fluorescenza per basse concentrazioni di ossigeno così come presente nei trattamenti anossici o anaerobici?

Si, il sistema analitico utilizzato dai sensori INSITE , consente misure accurate anche a basse concentrazioni. Diverse installazioni effettuate, con misure nel range da 0.03 ppm a 0.08 ppm hanno verificato l'attendibilità e la precisione della misura a basse concentrazioni.

14.) Per quale motivo si utilizza la misura dell'ossigeno disciolto nei reattori di trattamento acque biologico?

Vi sono molti motivi per la misura dell'ossigeno disciolto nel trattamento delle acque, tutti dipendenti dai diversi sistemi di trattamento utilizzati.
Generalmente i motivi principali sono:

1- Ridurre il consumo di energia per le soffianti. Questo consente di ottenere riduzioni molto significative dei costi, anche sino al 30% del consumo di energia elettrica necessaria al funzionamento delle soffianti, considerando che in un trattamento delle acque aerobico il costo totale del trattamento incide anche sino al 70% dal costo dell'energia elettrica
2- Ottimizzare le condizioni di esercizio nelle vasche di trattamento per ottenere la giusta composizione micro-biologica dei fanghi attivi.
3- Ridurre al minimo livello la necessità di utilizzo della mano d'opera per il controllo, manutenzione, gestione dei sistemi analitici riguardanti l'operatività dei reattori biologici.

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